© Begoña Feijoò Fariña 2022
Teatro
Nel 2015 è nata, dalla collaborazione con la straordinaria e preziosa amica
Chiara Balsarini (premio d’incoraggiamento del Cantone dei Grigioni nel
2021), la compagnia inauDita.
Fin dal suo debutto la compagnia si affida, per le sue produzioni, a
professionisti di maggiore esperienza ed insegnanti incontrati durante il
periodo di formazione dalle sue due componenti
Produzioni compagnia:
Circondario confinante
Attraverso i gesti quotidiani, l’anziana Meneghina, rievoca memorie legate al contrabbando tra Valtellina e
Valposchiavo. La confusione e la solitudine, con le quali Meneghina convive, contrabbandano i suoi ricordi nel
presente. La polvere depositata dal tempo sugli eventi vissuti a tratti è spazzata via e le immagini ritornano
nitide. Meneghina rivive il suo passato, un passato che potrebbe essere di tutti quelli che abitavano dentro al
circondario confinante.
Lei ha il grembiule a fiori, le ciabatte ai piedi e anche le calze, grosse, lavorate a mano. Lei ha gli occhiali spessi e
la memoria bucata.
Produzione e testo: Compagnia inauDita
Regia: Begoña Feijoò Fariña
Con: Chiara Balsarini
Disegno luci e tecnica: Andrea Borzatta
Collaborazione artistica: Bernard Stöc
Mi non sei
Mi non sei (io non so) è una frase ricorrente nelle trascrizioni dei processi per stregoneria avvenuti fra il XII e il
XIII secolo a Poschiavo, piccolo borgo del Grigioni Italiano. Gli anni più bui dell’inquisizione in Valposchiavo
(1671-1673) videro il 6% della popolazione femminile imputata per tali reati.
Nell’archivio del comune di Poschiavo sono conservati ben 128 verbali di processi per stregoneria, da questi
nasce il testo di Mi non sei, omaggio alle vittime e implicita denuncia dei carnefici. In Mi non sei le parole delle
“streghe” Caterina Lardelli e Anna Gervas, detta Brandula, raccontano una storia comune a molti dei processi
per stregoneria. Una storia di diffidenza, superstizione e confessioni estorte sotto tortura. “La fame e la paura
della fame erano alla base di tante accuse” (Il martirio delle streghe, Tiziana Mazzali)
Progetto, drammaturgia e regia: Compagnia InauDita
Con: Chiara Balsarini e Begoña Feijoo Fariña
Consulenza artistica: Massimiliano Zampetti, Paola Gianoli
Maraya - Dell'amore e della forza
Come ci si salva da noi stessi? Con determinazione, la stessa determinazione che serve a raggiungere la cima di
una montagna. È un viaggio in salita quello che Maraya, chiusa fra le mura della sua casa, compie. Un viaggio
attraverso cui cerca di allontanarsi dal richiamo della bottiglia, l’amica che ha scelto perché “non è mica come le
persone, che credi di sapere dove sono e poi non ci sono più”. Lo spettacolo, il cui testo è ispirato al romanzo
Maraya (della stessa Begoña Feijoo Fariña), vuole raccontare la difficile ascesa di chi dall’alcolismo cerca di
uscire. Lo fa attraverso un lungo delirio allucinatorio, rotto da brevi e indefinibili momenti di lucidità. Il mondo
esterno entra dentro la stanza, in cui Maraya si è chiusa per “non più bere”, e cambia forma, infiltrandosi nella
sua visione distorta di luoghi e tempo. Ed è il tempo, con il suo trascorrere disordinato, a guidare Maraya nella
ricerca di una meta forse impossibile.
Di e con: Begoña Feijoo Fariña
Dramaturg coach: Ester Tatangelo
Consulenza artistica: Chiara Balsarini e Massimiliano Zampetti
Acting coaching: Massimiliano Zampetti
Aiuto regia: Riccardo Pumpo
Disegno luci e tecnica: Romeo Pazzinetti
Produzione: Compagnia inauDita
Ursin
Ispirata dal celebre racconto scritto da Selina Chönz e illustrato da Alois Cariget, la compagnia inauDita propone
uno spettacolo adatto ad un pubblico di tutte le età. In scena Chiara Balsarini, accompagnata dal vivo da
Alessandro De Simoni.
Il racconto, ambientato in un piccolo villaggio engadinese narra le vicende del piccolo Ursli. Siamo alle porte
del Chalandamarz, festa tradizionale dove ogni anno, il primo marzo, i bambini percorrono le strade dei paesi
scacciando l'inverno al suono di campanacci. Anche Ursli si prepara per la festa, certo di poter partecipare al
fianco dei ragazzi grandi che sfilano suonando i campanacci più grossi, ma in sorte gli tocca la campanella più
piccola. Qui inizia l'avventura di Ursli, che, per paura di essere preso in giro dagli altri ragazzi, decide di andare a
cercare un campanaccio più grande. Un lieto fine conclude il racconto dai temi profondi come la
determinazione e il coraggio, la relazione verso i genitori e il senso di appartenenza ad un gruppo.
Regia: Egidia Bruno e Chiara Balsarini
Accompagnamento musicale dal vivo: Alessandro De Simoni
Assistenza alla regia: Begoña Feijoó Fariña
Scene e costumi: Anna Capelli
Disegno luci: Maurizio Natali
Assistenza tecnica: Ivan Azzetti
Produzione: compagnia inauDita
Lo spettacolo è tratto da Schellen-Ursli di Alois Carigiet e Selina Chönz, Orell Füssli, 1971.